Il sistema di calcolo
Il sistema contributivo, introdotto con la “Riforma Dini” nel 1996 con la Legge n. 335/1995, ha modificato profondamente il calcolo della pensione. Oggi, l’importo dell’assegno pensionistico è determinato dai contributi versati durante l’intera vita lavorativa, moltiplicati per un coefficiente di trasformazione, che varia in base all’età del pensionamento. Più tardi si decide di andare in pensione, più alto sarà il coefficiente e, di conseguenza, l’assegno
Per i giovani con contributi dopo il 31 dicembre 1995, esistono diverse possibilità di accesso alla pensione, in base a specifiche condizioni:
1. Pensione di vecchiaia ordinaria contributiva
È la principale forma di pensionamento e si ottiene al compimento di una determinata età anagrafica, che è periodicamente adeguata in base all’aspettativa di vita. Attualmente, l’età pensionabile è fissata a 67 anni, con un minimo di 20 anni di contributi versati. Tuttavia, per ottenere la pensione, è necessario che l’importo della stessa sia pari ad almeno l’importo dell’assegno sociale (€ 534,41 mensili lordi per l’anno 2024). Questo significa che se non si raggiunge l’importo cosiddetto “soglia” non si potrà chiedere questa tipologia di pensione.
2. Pensione di vecchiaia posticipata contributiva
Per coloro che non raggiungono i requisiti di cui sopra, è possibile chiedere la pensione di vecchiaia con almeno 71 anni di età e 5 anni di contributi che devono essere da lavoro effettivo, indipendentemente dall’importo.
3. Pensione anticipata ordinaria
Sarà possibile accedere alla pensione anticipata contributiva con almeno 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica e dall’importo pensionistico (+ 3 mesi di finestra).
4. Pensione anticipata contributiva
Per chi ha contributi versati dopo il 1995, esiste un ulteriore possibilità di accedere alla pensione anticipata a partire dai 64 anni, con almeno 20 anni di contributi, a condizione che l’importo dell’assegno pensionistico sia pari almeno a 3 volte l’assegno sociale (€ 1.603,23 per l’anno 2024). Per le donne, l’importo soglia scande a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale nei confronti delle donne con un figlio (minimo € 1.496,35 lordi mensili) e, a 2,6 volte il valore dell’assegno sociale per le donne con almeno due figli (minimo € 1.389,46 lordi mensili). Inoltre necessario attendere una finestra di 3 mesi.
Dal 2024, tale pensione anticipata contributiva è riconosciuta per un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione (massimo 2.993,05 € mensili per l’anno 2024) e fino a quando il soggetto non ha compiuto l’età minima per la pensione di vecchiaia ordinaria (67 anni). Inoltre, il requisito contributivo dei 20 anni sarà adeguato biennalmente (dal 2027) in base all’aspettativa di vita come avviene per la pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi (donne) o 42 anni e 10 mesi (uomini).
Pensione integrativa: i fondi pensione complementari
Accanto alla pensione pubblica, una delle soluzioni più efficaci per i giovani che desiderano integrare il proprio assegno pensionistico è rappresentata dai fondi pensione complementari. Questi fondi consentono di accumulare, parallelamente alla pensione obbligatoria, un capitale aggiuntivo che verrà erogato al momento del pensionamento sotto forma di rendita o di capitale.
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I fondi pensione possono essere di due tipologie principali: fondi chiusi, destinati a specifiche categorie di lavoratori (spesso tramite accordi collettivi), e fondi aperti, accessibili a tutti i lavoratori, dipendenti o autonomi.
I tre pilastri del sistema previdenziale
1° Pilastro
Il primo pilastro è la previdenza sociale obbligatoria, gestita dallo Stato. Include le pensioni di vecchiaia e le prestazioni per invalidità e per i superstiti. I finanziamenti per questo pilastro provengono principalmente dai contributi pagati dai lavoratori (dipendenti o autonomi) e dai datori di lavoro.
2° Pilastro
Il secondo pilastro è la previdenza complementare di tipo “chiuso” ovvero fondi pensione negoziali che raccolgono solo le adesioni collettive e sono rivolti a determinati gruppi di lavoratori in base al C.C.N.L. applicato (nazionale o aziendale). Inoltre sempre al secondo pilastro, confluiscono i fondi pensione preesistenti, ovvero istituiti prima del 1993.
3° Pilastro
Il terzo pilastro è la previdenza complementare di tipo “aperto” ovvero fondi pensione offerti da banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio e società di intermediazione mobiliare. Possono raccogliere adesioni individuali o collettive.
I vantaggi di aderire a un fondo pensione complementare sono molteplici:
Fiscalità agevolata
I contributi versati ai fondi pensione godono di una deducibilità fiscale fino a un tetto massimo annuo di 5.164,57 euro. Questo consente di ridurre l’imponibile IRPEF, garantendo un risparmio fiscale significativo.
Ulteriore deduzione fiscale per i lavoratori giovani
Il D.Lgs. 252 del 2005 (art. 8) prevede un interessante vantaggio fiscale per i più giovani, ovvero per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare solo dopo il 31 dicembre 2006. Infatti per questi soggetti se nei primi cinque anni di iscrizione al fondo pensione non hanno raggiunto il limite di deducibilità fiscale di 5.164,57 € annui, nei 20 anni successivi lo si può recuperare.
Riportiamo qui l’art. 8 del D.Lgs. 252/2005: Ai lavoratori di prima occupazione successiva alla data di entrata in vigore del presente decreto e, limitatamente ai primi cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari, è consentito, nei venti anni successivi al quinto anno di partecipazione a tali forme, dedurre dal reddito complessivo contributi eccedenti il limite di 5.164,57 euro pari alla differenza positiva tra l’importo di 25.822,85 euro e i contributi effettivamente versati nei primi cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche e comunque per un importo non superiore a 2.582,29 euro annui.”
Contributi aziendali
In molti casi, soprattutto per i lavoratori dipendenti, le aziende partecipano attivamente al fondo pensione integrativo versando una quota aggiuntiva, il cosiddetto contributo datoriale. Questo permette di incrementare il montante pensionistico senza costi aggiuntivi per il lavoratore.
Rendimenti
A seconda della gestione scelta (più o meno prudente), i fondi pensione possono garantire dei rendimenti che nel lungo termine incrementano il capitale accumulato. È importante scegliere il fondo più adatto al proprio profilo di rischio e alla propria fase di vita lavorativa.
Esempio pratico
Donna nata il 23 agosto 1993
Lavoratrice dipendente con imponibile previdenziale annuo di 27.000,00 € lordi
Al 31 dicembre 2023 ha 5 anni e 2 mesi di contributi da lavoro dipendente unitamente ad un periodo di contributi versati come collaboratrice in gestione separata Inps.
Quando potrà accedere alla pensione?
In base alla normativa ad oggi vigente, la ragazza si colloca in un sistema di calcolo puro contributivo così come definitivo dalla Legge n. 335/1995. In base a tale norma, infatti, se continua a lavorare come dipendente e con la stessa retribuzione, potrà accedere alla pensione con queste tipologie di prestazioni:
Tipologia pensione | Data | Importo mensile lordo | Requisito età | Requisito contributi | Finestra | Importo soglia* |
PENSIONE ANTICIPATA | 01/10/2060 | 1.509,00 € | 67 anni + 1 mese | 20 anni | Non prevista | Pari a 3 volte l’assegno sociale |
PENSIONE DI VECCHIAIA | 01/01/2064 | 1.837,94 € | 70 anni + 4 mesi | 20 anni | Non prevista | Pari all’assegno sociale |
PENSIONE ANTICIPATA | 01/06/2064 | 1.886,00 € | 70 anni + 9 mesi | 45 anni + 7 mesi | 3 mesi | Non previsto |
PENSIONE DI VECCHIAIA | 01/04/2067 | 2.024,00 € | 74 anni + 7 mesi | 5 anni | Non prevista | Non previsto |
*Potrà accedere alla pensione solo se l’importo della prima rata di pensione è pari ad almeno il valore indicato nell’anno di accesso alla pensione (nel 2024 il valore dell’assegno sociale è pari ad € 534,41 ed il valore pari a 3 volte lo stesso è 1.603,23). Se l’importo maturato è inferiore, non potrà accedere a quella tipologia di pensione.
I giovani che entrano oggi nel mercato del lavoro devono considerare con attenzione le opportunità offerte dai fondi pensione, poiché il sistema pubblico da solo potrebbe non garantire un tenore di vita adeguato durante la pensione.