Requisiti
Il meccanismo prevede di utilizzare il Trattamento di fine rapporto (Tfr) trasformandolo in una rendita mensile da sommare alla pensione ordinaria. Non più quindi la classica liquidazione in un’unica soluzione, ma una sorta di pensione integrativa gestita dall’Inps.
Per accedere a questo canale occorrono almeno:
- 64 anni di età;
- 20 anni di contributi (se si raggiunge già una pensione pari a tre volte l’assegno sociale, cioè 1.616 euro lordi mensili); Tale possibilità è già prevista per i puri contributivi.
- 25 anni di contributi se invece il requisito di 1.616 euro viene raggiunto solo sommando pensione e Tfr trasformato in rendita.
La misura riguarderebbe sia chi è nel sistema contributivo puro (contributi solo dopo il 1996) sia chi rientra nel sistema misto (contributi prima e dopo il 1996).
Le differenze rispetto a oggi
Attualmente la pensione anticipata a 64 anni è possibile solo per chi è nel contributivo puro e non tramite il TFR, ma attraverso la rendita maturata nei fondi pensione complementari.
La novità della proposta sarebbe duplice:
- Estendere la possibilità di uscita anche a chi è nel sistema misto.
- Consentire l’uso del TFR, non solo dei fondi pensione, per raggiungere la soglia dei 1.616 euro.
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A chi conviene
La pensione a 64 anni verrebbe calcolata interamente con il metodo contributivo, anche per chi oggi è nel sistema misto. Questo significa un assegno più basso rispetto al retributivo o misto, ma compensato dalla possibilità di smettere di lavorare tre anni prima.
Inoltre, chi scegliesse di trasformare il Tfr in rendita beneficerebbe della tassazione agevolata riservata ai fondi pensione.
Quota 103 e APE Sociale
Il 2026 potrebbe essere l’ultimo anno di Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi), misura introdotta nel 2023 e più volte prorogata. Non è escluso che il legislatore intervenga con una nuova forma di pensione anticipata, ma ad oggi non ci sono certezze. Inoltre ci potrebbe essere la proroga dell’APE Sociale (63 anni e 5 mesi di età).
Aspettativa di vita
Una delle ipotesi attualmente in discussione riguarda l’adeguamento dei requisiti pensionistici a partire dal 1° gennaio 2027. In continuità con il “blocco” introdotto dal D.L. 4/2019, che aveva sospeso l’aumento automatico dei requisiti di età e contribuzione per la pensione di vecchiaia e per quella anticipata, dal 2027 ai lavoratori verrebbero richiesti tre mesi in più di lavoro. L’orientamento è quello di sterilizzare tali incrementi per l’intero biennio, dal 1° gennaio 2027 al 31 dicembre 2028.